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Campo minato nei pressi di Sulaymania (Kurdistan Iracheno) Stampa E-mail
Dai dati ufficiali (UNOPS)  si stima che attualmente nel Kurdistan Iracheno sono presenti 18-20 milioni di mine anti-uomo. Di queste  il 90%  circa è di produzione italiana: Valmara. Come mai tutte queste mine italiane?

Un po' di storia...

In Iraq, a partire dal 1973-74, oltre 500.000 Curdi sono stati deportati in campi di concentramento nelle aree desertiche dell’Iraq meridionale, o concentrati in villaggi fortificati, controllati dall’esercito iracheno. La pulizia etnica perseguita dal regime di Saddam Hussein, con esecuzioni sommarie, deportazioni forzate, fosse comuni, assume nel 1987 carattere di ufficialità con l’operazione “Anfal”, termine che nel Corano significa “bottino”, “preda di guerra”: “ti interrogheranno riguardo al bottino, rispondi loro il bottino appartiene a Dio e all’apostolo...” (Corano, Sura VIII). Il saccheggio e lo sterminio sistematico del popolo curdo veniva  dunque legittimato dal governo di Saddam come guerra agli infedeli, prede di una "guerra santa". Nel corso di quelle operazioni oltre 5000 villaggi curdi sono stati rasi al suolo. Scompaiono almeno 250 mila persone, per lo più bambini sequestrati a scuola e abitanti dei villaggi.
Nel corso di Anfal milioni di mine antiuomo, per la maggior parte di produzione italiana, (Valmara) vennero poste nelle così dette “zone di interdizione”, zone che si estendevano per due terzi del territorio curdo iracheno dove la milizia irachena era autorizzata ad uccidere chiunque vi venisse trovato.
Quando nel 1975 l'Italia vendeva mine all'Iraq probabilmente si sapeva che queste mine sarebbero state usate per l'etnocidio dei Curdi: la guerra tra Iraq e Iran cominciò dopo. Negli anni settanta ed Ottanta l'Occidente vendeva mine ed armi chimiche a Saddam Hussein, per poi dichiarare ufficialmente l’etnocidio dei Curdi un affare di politica interna irachena, dove non sarebbe stato corretto intervenire... 
in rosso le aree minate in cui non sono state completate le operazioni di sminamento
Le aree del territorio maggiormente minate sono quelle ai confini con l'Iran e la Turchia.(vedi figura)
La ricognizione dei campi minati è stata effettuata dall'UNOPS negli anni '91-'92.
A seguito delle piogge e delle naturali modifiche delle caratteristiche geomorfologiche del territorio la posizione delle mine cambia nel tempo, e cio' comporta un incremento di rischio per la popolazione ed  una maggior difficoltà nelle operazioni di sminamento.
Nel territorio del Kurdistan Iracheno l'attività di sminamento è condotta, oltre che dall'UNOPS (UN) dalle seguenti tre ONG:
MAG (Mines Advsory Group)  (UK)


NPA (Norwegian People Aid) (Norvegia)
Solidarity (Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno)
Il costo medio stimato per l'attività di sminamento è di 5$/m2 ovvero 650$/mina.
In totale vengono rimosse circa 2000 mine/anno.(!) Tale attività è assolutamente inadeguata, considerati i circa 20 milioni di mine presenti sul territorio.
Pur essendo state messe al bando dal nostro paese, le mine anti-uomo italiane - vere e proprie armi di sterminio di massa ad effetto ritardato -  continuano a mietere vittime innocenti nel Kurdistan iracheno.
 
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